“Andavamo pazzi per la fotografia” è un progetto nato per caso. Un giorno ero in cantina a sistemare degli scatoloni impolverati, quando mi sono imbattuto in una pila di vecchie riviste di fotografia degli anni ’70. All’epoca lavoravo per un famoso editore romano, e tra i periodici che pubblicavamo c’era anche quella rivista, cui ero pure abbonato perché già mi dilettavo. Sfogliando alcuni numeri mi è tornata in mente la fotografia di quegli anni, le macchinette reflex, gli obiettivi, i filtri, i rullini, il flash. Allora giravamo con grosse borse nere piene di obiettivi e di tutto un armamentario ingombrante e piuttosto pesante, ma assolutamente necessario. Se finivi le pellicole, o se ti eri dimenticato il filtro giusto, non c’era nulla da fare: non potevi scattare. Confesso che all’inizio il confronto tra il mondo digitale di oggi e il passato mi ha fatto sentire decisamente agé. Ciononostante, ho continuato a sfogliare quelle vecchie riviste, in pieno mood nostalgico, e a leggere con gusto le vignette di un giovane creativo, Lucio Trojano. Ce n’era una in ogni numero: le immagini erano molto divertenti e giocavano sui doppi sensi del gergo professionale della fotografia analogica nella vita quotidiana. Mi sono chiesto quanti le capirebbero oggi: pochi, perché quelle immagini sono la testimonianza di un mondo ormai finito, che però era stato il mio mondo e di chissà quanti altri.
Ci ho preso gusto, ho raccolto tutte le vignette che ho trovato e da lì mi è venuta l’idea di esporle al pubblico. Chissà quanti avrebbero rivissuto con piacere le sensazioni che stavo provando io stesso, e il gusto delle antiche passioni – in realtà mai sopite, ma solo trasformate dall’innovazione tecnologica. Il passo successivo è stato quello di chiamare Lucio Trojano, con il quale ero rimasto sporadicamente in contatto. Inutile dire che l’idea gli è subito piaciuta.
La mostra, organizzata in una piccola galleria del quartiere Talenti a Roma, si terrà dal 16 al 24 gennaio 2015 (approfitto per ringraziare Lucio Trojano, Maria Zamboni, mia figlia Alessia e a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione della mostra). L’obiettivo dell’iniziativa è quello di riunire le persone che hanno condiviso la passione per la fotografia analogica, il gergo tecnico, il nostro stesso passato. Ci aspettiamo però anche tanti profani e giovani, perché le vignette di Lucio sono davvero belle, e siamo pronti a fornire eventuali delucidazioni sui giochi di parole non troppo intuitivi. Per noi sarà soprattutto l’occasione per rituffarci indietro nei vecchi tempi e tornare a parlare di rullini, esposizione, filtri, e così via. Inutile dire che l’idea ci piace “da pazzi”.
Chiudo con un’anticipazione: stiamo pensando di trasformare la mostra in un libro. Il progetto è ancora in fase iniziale, ma si sa, da cosa nasce cosa, e da cose belle non possono che uscire cose ancora migliori.
Angelo Paionni
LUCIO TROJANO è nato a Lanciano (Chieti) nel 1934.
Laureato in giurisprudenza, disegnatore umoristico ha collaborato a vari giornali italiani e stranieri:
Paese Sera, il Travaso, Marc’Aurelio, il Tempo, Eulenspiegel (Germania), Carsaf (Turchia), Kayhan Caricature (Iran),
Jez (Yugoslavia) ed altri.
Autore di vari volumi: “Humour Roma”, premiato all’Internationale Kartoenale 1990 Beringen (Belgio); I Frentani (Palma d’Oro per la letteratura illustrata al Salone Internazionale dell’Umorismo di Bordighera 1990), Marrucini, I Vestini, I Peligni, I Prepuzi, I Marsi, Abruzzo Humor e L’Abruzzo, a Lapis.
Ha illustrato: “Lo sbarco sulla Luna” di Massimo Grillandi (F.lli Palombi Ed.), “Il Salvaserata” di Delfina Metz (Edizioni Sugarco), “S.Francesco” di Bartolomeo Rossetti (Ed: Porziuncola), “Un Tappeto come vela” di Gianfranco Pacchiani (Passigli Editori).
I suoi disegni sono stati pubblicati su:
“Così ridono gli italiani” di A.Chiesa, “Who’s Who in satira e Humor” (Svizzera, Knaurslachende Welt (Germania), “La cucina Abruzzese” di A.Molinari Pradelli, “Diana Smaler” (Svezia).
Vincitore di prestigiosi premi:
1° Premio “Venezia da salvare” Salone Int.le dell’Umorismo Bordighera 1927;
1° Premio Consiglio d’Europa Strasburgo 1973;
1° Premio “Palma d’Oro” per il disegno Bordighera 1979;
San Valentino d’Oro – Terni 1980;
1° Premio Esposizione Mondiale della Caricatura – Berlino 1980;
1° Premio per la Satira Politica “G.Scalarini” 1982;
Premio “Maiella” – Rho 1999;
Premio “Città di Dolo” alla carriera 2004;
Premio Presidente della Repubblica 2011.
Ha eseguito lavori pubblicitari per Citibank, Ford, Siae, Spigadoro, Aci, Villa Banfi, Cit-Coni, Britush Leyland ed ha, inoltre, partecipato con suoi disegni a vari programmi RAI-TV.
Fa parte di giurie di Premi Nazionali ed Internazionali: Bordighera, Istambul, Tolentino, Dolo, Belgrado, Lanciano, Skopje, Teheran.
Le sue opere sono esposte nei Musei dell’Umorismo di Gabrovo (Bulgaria), Tolentino, Istambul, Basilea e Smirne.
Numerose le Mostre collettive e personali tra cui un’interessante antologica a Rho.
Non è semplice sintetizzare in poche righe una attività come quella che Lucio Troiano ha condotto con successo per decenni illustrando riviste e giornali in Italia e all’estero ed ottenendo prestigiosi incarichi e riconoscimenti.
Si può però dire che tutta la sua opera prende spunto da due elementi, l’ obiettivo e il fuoco, ed ha come materia situazioni tratte dai più usuali intrecci della vita umana che rivelano sotto il suo tratto, prese da una angolazione sempre originale e disincantata, contenuti diversi, inaspettati che generano il riso e fanno pensare.
Possiamo essere sopra o sotto esposti, obiettivi o no, in tempo o fuori tempo; da queste espressioni, prese alla lettera e calate nella materia, oppure prese metaforicamente, usate come un passepartout Troiano prende il suo spunto. Con arguzia, con intelligenza, senza peli sulla lingua, senza smancerie sopra le righe, senza nascondimenti, come un chirurgo che porta alla luce ciò che si nasconde in un corpo e ne altera il funzionamento. La esilarante Foto genesi dà la misura del doppio livello di interpretazione che ci porta al riso e che presiede a tutta l’opera vignettistica di Troiano
In tal modo l’Autore batte in modo sottile i vizi, le frustrazioni, i caduchi sogni di noi tutti suscitando sorriso e riflessione. Non si avverte giudizio, né moralismo in questi “scatti” che vogliono soltanto presentarci “nudi”, così come siamo.
Una vita … dietro l’obiettivo, reso in qualche modo oggetto di se stesso, come un autoscatto permanente.